Thursday, January 6, 2011

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The Sun is change the rate of radioactive decay and breaks the rules of chemistry!


Sembra proprio che i libri di fisica necessitino di una piccola revisione. Almeno questo è quanto emerge dopo che un gruppo di ricercatori scopre un’inaspettata influenza dei brillamenti solari nel decadimento radioattivo di alcuni campioni conservati in laboratorio.

Questo è ciò che affermano gli scienziati delle Università di Stanford e Purdue, ma la loro spiegazione apre the door to another unusual mystery.
The half-life of a radioactive isotope, or the time it takes for half the atoms of a pure sample of the isotope decay into another element, is a constant known little or nothing to be influenced by environmental effects, except for small errors typically caused by issues of instrument sensitivity.

150 million kilometers, the average distance that separates us from the sun, conventionally taken by astronomers as the astronomical unit, even if not yet included among the official unit of measurement of the international system (SI), may not be sufficient to prevent a change in times of decay of unstable nuclides.

So, how can this unexpected alteration? You may have the effect of an unknown particle emitted by the sun? Peter Sturrock, professor emeritus of applied physics at Stanford and expert on the inner workings of the sun, believes that it is a truly remarkable phenomenon.

The story begins in a sense, in classrooms all over the world, where students are taught that the half-life of a specific radioactive material is a constant. This concept is important, for example, where anthropologists to take advantage of the carbon-14 dating, radiometric, or in the medical field to determine the correct dose of radiation in cancer therapy to treat a cancer patient.

This assumption has been challenged in an unexpected way by a group of researchers at Purdue University, which at the time were more interested in solving a mathematical problem rather than nuclear physics. The mathematical advantage of long strings of random numbers for a series of calculations, but these are difficult to produce, since the process used to randomize the numbers affect the result.

Ephraim Fischbach, a professor of physics at Purdue, he was rummaging through the half-lives of some isotopes are looking for a possible source of random numbers generated with no human intervention. For example, a bar of cesium 137, a whole decade in 30.07 years for half of the transformed barium 137 in its mass, but the individual atoms can be transmuted into the bar at any time, in a completely unpredictable and mostly random. Accordingly, a Geiger counter can be a random number generator should be independent of human interference.

However, verification of data collected at Brookhaven National Laboratory on Long Island and the Federal Physical and Technical Institute in Germany, has revealed something surprising: the long-term observation of the decay rate of silicon-32 and radio -226 seem to show a small seasonal variation. The decay rate was slightly faster in winter than in summer.

Naturalmente all’inizio si attribuì questo differenziale a un mero errore sperimentale, dato che il tempo di decadimento viene considerato universalmente come una costante immutabile.

Il 13 dicembre 2006, è proprio il sole a fornire un indizio decisivo, quando un’eruzione solare inviò un flusso di particelle e radiazioni verso la Terra. Jere Jenkins, mentre era intento alla misurazione del tasso di decadimento di manganese-54, un isotopo caratterizzato per la sua “effimera vitalità”, utilizzato nella diagnostica medica, si accorse che il tasso era leggermente diminuito nel corso del flare, con un calo iniziato circa un giorno e mezzo prima del brillamento.

Se questo rapporto apparente tra i brillamenti e i tassi di decadimento si fossero dimostrati reali, sarebbe possibile arrivare alla previsione dei brillamenti prima del loro verificarsi, e ciò potrebbe aiutare a prevenire danni ai satelliti e reti elettriche, ma potrebbe addirittura salvare la vita degli astronauti che si trovano nello spazio.

Jenkins e Fischbach ipotizzarono che i responsabili di questa aberrazione nel tempo di decadimento, erano probabilmente i neutrini solari, particelle quasi senza peso note per l’attraversamento alla velocità della luce di qualsiasi oggetto, praticamente senza alcuna interazione.

Successivamente, in una serie di pubblicazioni, Jenkins, Fischbach e altri dimostrano che è altamente improbabile che le misure fossero influenced by environmental factors on the detection systems.

More and more clues, then, led to contact our star, its rotation cycles, and the position of Earth in its elliptical course around the sun.
symbol that indicates radiation hazard. Replaces the traditional yellow symbol in a few situations.

Reviewing data from the decay of the Brookhaven laboratory, the researchers found a pattern of 33 days. Surprising, given that the observations show that the rate of rotation of the sun's surface in a pattern of about 28 days.
The explanation? The core of the sun, in which nuclear reactions produce neutrinos, apparently runs more slowly than the superficie, anche se ciò potrebbe essere poco intuitivo, secondo Sturrock.

Tutti gli indizi portano alla conclusione che il sole sia, in qualche modo, in collegamento diretto con gli isotopi radioattivi sulla Terra, Fischbach parla addirittura di “comunicazione” fra il sole e la materia terrestre! Ma c’è ancora una questione importante che rimane senza risposta. Nessuno sa come i neutrini possano interagire con i materiali radioattivi per alterare il loro tasso di decadimento.

Non ha alcun senso in base alle teorie convenzionali, come afferma Fischbach. E il Dr. Jenkins, con un tono quasi impertinente, ha aggiunto:

“Quello che stiamo suggerendo è che qualcosa che in realtà non interagisce con nulla, sta modificando qualcosa che non può essere cambiato”.

Decisamente, sembra aprirsi un nuovo varco in ciò che pensavamo ormai una conoscenza acquisita, e senza dubbio queste ricerche porteranno a sviluppi interessanti, oltre all’indubbio vantaggio di una maggiore consapevolezza della nostra sconfinata ignoranza.

Da: Il chimico impertinente - http://gifh.wordpress.com/about/
Da: Nexus new time n. 89
Fonti: Stanford University, Astrobiology Magazine, PopSci.com, PhysOrg

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