SAHARA: MAYBE WAS NOT FAR TO MUCH!
RISOLTO IL MISTERO DELL'"ASTRONAUTA" NEI GRAFFITI SAHARIANI
IN VOLO DALLO SPAZIO O VERSO L'ALDILÀ?
L'astronauta sahariano può rappresentare in realtà un rituale funerario
Verso la metà degli anni Cinquanta, sulla base delle segnalazioni ricevute dalla guida tuareg Djébrine, Henri Lhote allestì una grande spedizione al massiccio dei Tassili n'Ajjer, nel sud-est algerino, e si fece accompagnare da un gruppo di giovani pittori entusiasti, tra i quali il milanese Gianni Frassati.
In due anni di duro lavoro, da quelle rocce fuori del mondo, sotto un cielo azzurro, sempre rischiarato dal sole bruciante, essi ricopiarono meticolosamente, studiarono e catalogarono una grandissima quantità di graffiti e dipinti rupestri. Ne trovarono thousand, scattered in a maze of stone from the place names SEFAR, Awanrhet, Jabbaren. At the last resort, Jabbaren driving Jebrin had shown for the first time in the cave paintings Lhote in 1938. Right here are the most beautiful paintings: five images of thousands of lives lost, perhaps recalling the symbiosis of two peoples, the ancestors of the Peulh herders and the nobility of Atlantis, the ancestors of the Berbers of today. The current
desert was fertile, between twelve thousand and two thousand years ago, until it came a season of major climate change, perhaps caused by celestial events (passing near Earth's orbit or impact of large meteorites). Those cave paintings date back prehistory and depict animals have disappeared in the Sahara, hunting scenes and sex, a population of pastors of black leather with another light-colored, bird-headed gods such as Egyptians, hunting and battle wagons the legendary Garamantes: the largest, beautiful and mysterious art gallery to open in the world. In
Tassili massif, and to SEFAR Jabbaren, are enigmatic figures who seem to swim or float in the air and the other round heads, which seem to wear helmets and overalls or divers - as someone has come to assume - spacesuits. I'm so flowery stories that show the origins of ancient Atlantis in the Sahara, and other myths envisage a calata d'alieni sulla Terra.
"Nella lingua dei Tuareg - ricorda Henri Lhote (1) - Jabbaren significa 'i giganti', perché lì si trovano dipinti preistorici con immagini umane gigantesche: una è alta più di sei metri. Si tratta senza dubbio di uno dei dipinti preistorici di dimensioni maggiori, tra quelli conosciuti. Bisogna allontanarsi per vedere tutta la figura in un colpo d'occhio, dal contorno semplice, la testa rotonda, con un unico particolare evidente: un doppio ovale al centro della figura, che fa somigliare quel personaggio alla nostra immagine dei Marziani- ma se i Marziani misero mai piede nel Sahara, dovette essere molti secoli fa, perché quei personaggi dalle teste tonde sono, per quanto ne sappiamo, tra i dipinti più antichi dei Tassili".
I dipinti più antichi sono opera d'un popolo che viveva della caccia ad animali di grossa taglia. Quel periodo, il primo dell'arte sahariana, è stato classificato come "bubalico", e le opere d'arte sono esclusivamente graffiti, che rappresentano i grandi animali africani che popolavano allora il Sahara, fertile e ricco di zone umide: elefanti, leoni, ippopotami, rinoceronti, giraffe e l'estinto Bubalus Antiquus, una specie di bufalo dalle corna tanto lunghe da costringerlo a brucare a marcia indietro. Tutti questi animali erano disegnati su grandi rocce piane all'aperto, senza nessun riparo dalle intemperie e senza alcun ordine, mescolando diversi motivi e soggetti sulla stessa superficie.L'estensione geografica di queste espressioni artistiche è enorme e ricopre tutta la fascia dell'Africa settentrionale, segno della grande estensione del Sahara "verde". Il periodo del Bubalus antico si estende dal 10000 al 6000 a.C. e i corpi umani appaiono rappresentati con teste vuote, prive di lineamenti.
Il secondo periodo, detto "delle teste tonde", va dal 6000 al 5000 a.C. In questo periodo le figure sono arricchite con colori ricavati da terre naturali, e talvolta si trovano figure umane rappresentate con maschere animali.
Il terzo periodo è quello detto Bovidiano, dal 5000 al 1800 a.C. Nelle rappresentazioni, piuttosto eleganti, dipinte a vividi colori, appaiono animali, anche domestici, pecore, buoi e scene di vita quotidiana. Fatto eccezionale per la pittura preistorica, le figure sono prima incise nella roccia, con strumenti di selce, e successivamente colorate. Il popolo di pastori di bovini che appare in questi dipinti era, secondo il grande storico africano Hampaté Bâ, gli antenati dei Peulh (Fulani), nomadi pastori che in seguito sciamarono verso Sud, a colonizzare le ampie regioni del Sudan e del Sahel. Gli uomini di colorito bianco o rossiccio, che si vedono spesso in 'simbiosi' con i primi, riccamente vestiti, con usanze molto simili a quelle attuali, sarebbero invece rimasti sul luogo e sarebbero stati gli antenati degli Amazigh (noti col nome di Berberi, dato loro dagli antichi Greci e Romani): il popolo d'Atlantide, sceso verso nord dal massiccio sahariano dell'Ahaggar, come riferisce Erodoto. (2) Egli scrisse testualmente: "Gli Atlanti abitano si una montagna che si chiama Atlante, dalla quale prendono il nome" ed indica questa montagna verso sud, a venti giornate di marcia (circa 800 km) dall'oasi dei Garamanti, l'attuale Djerma, e a dieci giornate di marcia (circa 400 km) dal massiccio dei Tassili, ove abitavano gli Ataranti: non può trattarsi d'altro che del massiccio dell'Ahaggar, montagna sacra della stirpe dei Tuareg. Le catene che oggi noi chiamiamo col nome 'Atlante', disposte da ovest verso est su tre fasce parallele alle coste mediterranee, si chiamano invece 'Deren', secondo il loro nome locale, dato dai Berberi.
Bovidian the last part of the period, from 2000 BC, the climate became dry mutation extensive wetlands. They disappeared from art rock figures of elephants and hippos and it is assumed that the shepherds of cattle, of dark complexion, migrated southwards across the Sahara to the valley of the River Niger, to spread later to the Gulf of Guinea and the western coast of Africa.
The fourth period is the Horse, from 1800 to 400 BC The name comes from the presence of two wagons, and sometimes four-wheeled carts for hunting, racing and battle, depicted with a vivid expression that seems almost to anticipate the dynamics of modern futurism. Indeed, the horses were introduced at that time e il popolo dei Garamanti, che aveva per capitale l'attuale Djerma o Garama, nella Libia occidentale, era celebre per la sua abilità nel condurre i carri. Lo stile è naturalistico e le forme sono più schematiche.
Infine il quinto periodo, quello dello stile Camelino, si estende dal 400 a.C. ad oggi. Lungo quest'arco di tempo, la fauna selvatica africana scompare nella fascia nord-africana e al cavallo subentra il dromedario (originario dell'Oriente), insieme ad altri animali. Strabone, nel sec. I a.C., parla ancora di un'ampia diffusione del cavallo, ma la desertificazione costringeva già le carovane al trasporto di grandi riserve d'acqua. Plinio il Vecchio, nel secolo successivo, riferisce che elefanti, giraffe ed other exhibitions "African" still existed in Libya, but that's wed Garamantian in the country (rivers) had become dry for long periods. The Sahara desert it was. In those years, the dromedary, which had been bred and used for two millennia in the Arabian Peninsula, arrived in Africa, from the east, with caravans of nomads.
The art of this period is schematic and crude. The period of great art Saharan Africa has been finally set, and there remains only the occasional expression of nomadic shepherds of the desert areas.
The beginning of the artistic period "round heads" is therefore placed around 6000 years before our era. The name given to the term derives from the characteristically to represent human figures, with the head consists of a round blank. In this period the animals are always portrayed that today are typical of Black Africa, but with reduced size, and appear human figures, single or in groups, in different attitudes, as well as monsters and giants. The composition becomes increasingly complex and expresses intent certainly magical and religious. During this time the artistic production is expressed both works painted with graffiti either, and is geographically restricted to the Tassili n'Ajjer (Algeria) and all'Akakus (Libya).
According to the proponents of theories of alien influences, the period of round heads would be the time of the landings of visitors from other worlds and round heads would primitive representations of space helmets.
As we said, and to SEFAR Jabbaren Tassili mountains, some pictures in particular, dated by experts around the year 5000 BC, seem to wear a helmet globular, similar to that of the divers, so that the discoverer of the paintings, French archaeologist Henri Lhote, named the greatest "the great god Mars" or "astronaut." But why should an astronaut wearing a helmet and prepared for the rest to be completely naked? It is far more likely - Lhote argued - whether of indigenous rituals with masks. Other commentators, however, attracted by curiosity always difficult to explain, perpetuate the myth dell'extraterrestre. Proponents also note the presence of different alien figures that appear to float in space, as in the absence of gravity. Figure of shamanistic culture that scholars tend to attribute derived from the use of ecstasy and hallucinogenic substances that easily, from a purely artistic point of view, we might regard as "dancers" of Matisse or a framework for the Chagall.
might suffice, in this as in other cases, a small documentation effort to resolve the issue correctly and well founded. Nell'interessantissima photographic collection entitled "1900. L'Afrique découvrir l'Europe", Eric Baschet shows the sequence of a funeral, photographed in the region of Lake Chad, in the years around 1920 (p. 64-65). The caption is as follows:
"A man is dead. The body is wrapped with strips of cotton, bound with strips of bovine leather coated with a tunic. Then is slipped into a narrow grave and is then buried in place sitting with his head covered by a large earthenware jar. "
look at the first pictures of the sequence and we can not help but note that the treatment ritual, reserved for the dead by the heirs of the ancient inhabitants of Jabbaren migrated thousands of miles to the south, decorate the dead just as the image eight thousand years ago that had been painted in the mountains of the Sahara, up to give the appearance of a "space diving suit, with a helmet on round head. This is not the preparation for space travel, but for a journey into a world far more remote quell'aldilà that both fascinated and still fascinates the anxiety of ancient and modern mystery of man, long before ancient Egypt to this day. The protections necessary to quell'antenato must therefore be much more robust and substantial than those of a man who is about to fly to space-
In the region of the Tassili mountains, west of the ancient sea Saharan freshwater, a once populated by hippos and crocodiles, the Ancients (Egyptians and Greeks) located the far west, the garden of the Hesperides and the world beyond the grave, from which an ordinary mortal could not be returned. Only a few heroes like Erakles, Jason and the Argonauts, could succeed.
Why should we be surprised that on those mountains, along with scenes of hunting, daily life, dances and scenes of ritual reproduction, are depicted scenes of the burial ritual, as it was practiced by people who then migrated south to the heart of Africa damp?
in their footsteps, according to Henri Lhote, were also followed by a Roman legion, the legate that Cornelius Balbus, who in 19 BC went in the Deep South of the Sahara, then managed to return to Rome and obtained the victory. According to Pliny, the Legio III Augusta, commanded by Cornelius Balbus, went down south, via Alas e Balsa, sino a toccare diversi fiumi, tra i quali il Dasibari. Secondo Lhote, il legato romano avrebbe potuto percorrere l'antica "strada dei carri", l'antica carovaniera che correva lungo la sponda orientale del Bahr Attla, il "Mare di Atlantide", citato anche in un libro della Bibbia. Lungo quella strada sono frequenti le raffigurazioni dei carri dei Garamanti. Alasi sarebbe la cittadina sahariana che oggi porta il nome d'Ilezy e Balsa potrebbe essere Abalessa, la mitica roccaforte dei Tuareg ai piedi dell'Ahaggar. Dasibari potrebbe essere uno dei nomi con cui le popolazioni locali chiamano il gran fiume Niger: Isa-Bari, in lingua Sonrhai, significa proprio 'grande fiume' e designa ancor oggi il Niger, e 'Da' è il nome che quelle popolazioni damage to the legendary old 'water lords', for which the Niger in ancient times could be just called 'Da-Isa-Bari', a term very similar to that passed by Pliny.
NOTE:
1. H. Lhote, A la découverte du Tassili des Fresques, Ed Arthaud, Paris, 1973.
2. A. Arecchi, Atlantis. A vanished world, a hypothesis to find him, Ed Liutprand-Mimesis, Milano-Pavia, 2001.
From: Antikitera.net
Liutprand.it
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